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Omelia per la Natività della Beata Vergine Maria

Riportiamo il testo dell'omelia pronunciata dal Rettore del Santuario, Rev. Sac. Domenico Giacovelli, nella solenne Celebrazione della Natività della Beata Vergine Maria dell’8 Settembre u.s.

Natività di Maria

08 settembre 2015 

Gloriosæ Virginis ortum dignissimum recolamus: così canta l’antica antifona che abbiamo ripetuto più volte in questi giorni. Festeggiamo la nascita felicissima della Vergine Madre di Dio, in questo giorno solenne e quanto mai devoto, che celebra insieme la Madre ed il Figlio.

Non la Madre soltanto, ma la Madre ed il Figlio. Con la nascita di Maria da Anna e Gioacchino, in fondo, si inaugurava il tempo del Cristo e per questo motivo celebrare la nascita della Vergine Santa significa allo stesso tempo commemorare il mistero della vita del Figlio di Dio, venuto a noi per mezzo di lei.

Se Cristo è quel sole che con il suo raggio luminoso ha dissipato il buio del peccato e della morte, Maria è l’alba, l’aurora che promette un giorno di solare splendore ed inaugura il tempo della luce aprendo un varco fra le tenebre della notte.

Se Cristo è – così come insegnava San Paolo ai cristiani della antica comunità di Roma – la primizia della stagione dei risorti, Maria (che di quella stagione sarà anche il primo eccezionale frutto per la sua santa assunzione) Maria è il fiore senza il quale non può venire il frutto, dal quale poi verrà il nuovo seme che feconderà la zolla del mondo, cioè tutti noi che siamo soboles novae spei, ovvero germoglio di una nuova speranza.

Se Cristo è la realizzazione concreta e non puramente ideale dell’uomo perfetto, senza peccato e senza macchia (così come tutti eravamo stati creati da Dio prima del peccato nella santità più vera e così come saremo un giorno quando a Dio piacerà tutto ricapitolare) Maria certamente è colei che ha tenuto in se realmente il presente ed il futuro.

Quale presente?

Il presente della sua santità personale che non era tale per natura e che fu dono di grazia – certo! – ma che, per come tale santità fu pensata fin da prima dell’origine del mondo e tenuta in serbo esclusivamente per lei, si mostra nella sua eccezionalità ed irripetibilità: nec primam similem visa est nec habere sequentem, insegna la liturgia natalizia.

Quale futuro?

Il futuro della stessa santità, che per Maria è stato - alla stregua di quello che sarà per ciascuno di noi - il frutto di una esistenza tutta dedicata al servizio di Dio nella ricerca diuturna per scoprire e fare la volontà del Signore.

Così oggi festeggiamo non solo la Madre del Figlio di Dio, ma - poiché siamo stati adottati da Dio e resi fratelli del Cristo - oggi festeggiamo anche la Madre di tutti i figli di Dio. E come nel giorno del compleanno di ogni madre i figli le rendono una visita, le portano dei fiori, le porgono gli auguri, le promettono di comportarsi bene, di corrispondere alle sue attese, alle sue speranze, ai suoi propositi, altrettanto cerchiamo di fare noi quest’oggi non limitandoci ad una formale presenza (come quella delle tante visite di dovere che ci scambiano nelle varie circostanze dell’esistenza feriale), ma con la intenzione seria di corrispondere ai desideri di una tale madre, che sono i desideri stessi di Dio.

Chi di noi non ho provato un sentimento di dispiacere, di amarezza, di disillusione quando si è accorto che una persona amata nella quale si riponeva fiducia (un figlio, un fratello, un amico), ha poi tradito le aspettative; soprattutto quando questo è accaduto non per inevitabili circostanze o difficoltà, ma solo per capriccio, per puntiglio, per testardaggine, per superficialità, per ostinazione?

E se facessimo il conto di quante volte noi stessi siamo stati protagonisti di queste scelte di male, allora oggi dovremmo considerare piuttosto quanta sofferenza abbiamo inferto con la nostra condotta al cuore immacolatissimo della Vergine Santa.

Sappiamo, però, che il cuore di una madre è sempre disposto a perdonare, a passare sopra, ad andare oltre, a ricominciare.

È per questo che torniamo a confidare nella amorevole intercessione di Maria, certi che quello che Ella chiede al Signore ci viene concesso se è secondo la volontà di Dio e serve al nostro vero bene.

Ricordo che quando venni qui per la prima volta come Rettore sei anni fa, l’8 settembre 2009, chiesi al Signore di sostenermi nelle scelte e nelle opere per potere agire secondo il Suo disegno. Torno oggi a chiedere lo stesso dono per l’intercessione di Maria SS.ma Mater Domini perché il Signore compensi gli errori che sono dovuti alla debolezza e alla fragilità che mi connotano come uomo con l’abbondanza della sua grazia per me e per voi tutti, perché possiamo giungere a realizzare tutti i progetti di bene secondo l’oracolo del profeta Ezechiele: Locutus sum et facio! (Ez 37, 14).

Chiediamo oggi al Signore per l’intercessione della Madonna che ciascuno di noi possa diventare come quei chicchi di grano che, benedetti alla fine della celebrazione, molti di voi spargeranno nei nostri campi per ringraziare la Provvidenza per il raccolto di quest’anno e per propiziare quello del futuro. Pur sparendo e disfacendosi nella terra, essi produrranno un raccolto che vale cento volte tanto; così sia per ciascuno di noi, perché quello che facciamo secondo il disegno di Dio possa portare abbondante frutto.

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