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Benedizione allievo Accademia Navale Suglia Vito (immagini)

Lo spadino è l’elemento che contraddistingue i Cadetti sia delle Accademie che delle Scuole Militari e trae la sua origine dalla tradizione marinara. Infatti, era un'arma corta impiegata dai giovani ufficiali che, a bordo delle unità navali, non potevano girare con le lunghe sciabole tipiche della fanteria e fu creata una spada più corta (non corta come lo spadino attuale, che è poco più di un pugnale). Lo ricevono gli allievi all'ingresso in Accademia.

Non a caso, dai tempi moderni, lo spadino costituisce l’elemento portante dell’uniforme storica; un simbolo che suggella lo status e che contraddistingue gli Allievi Ufficiali di tutte le Accademie militari, di cielo, di terra e di mare.

Tradizione vuole che il cadetto lo custodisca gelosamente e lo offra, come simbolo della sua vita e della sua professione, al Signore che nasce. Esso viene infatti sfoderato per la prima volta durante la S. Messa di Natale (o in qualche celebrazione appena successiva) e successivamente rinfoderato, dopo la benedizione, serbando, in futuro, quei valori fondanti, come onore, dignità, fedeltà, audacia, volontà, lealtà e coraggio, che ogni Cadetto deve rispettare.

Verso la conclusione del corso di accademia, invece, l'allievo riceve la sciabola, che lo contraddistingue quale candidato ad essere inserito nei ranghi degli ufficiali del corpo militare di appartenenza e che lo contraddistinguerà nel futuro durante le occasioni ufficiali e di rappresentanza.

Subito dopo l'omelia della Santa Messa, don Domenico ha anche ricordato i colleghi di Vito che lo hanno preceduto nella formazione militare e che purtroppo erano assenti per gli impegni nelle attuali sedi di lavoro; ha poi benedetto la sciabola sguainata di Vito il quale l'ha rifoderata e - tra la commozione personale e dei presenti - ha letto la preghiera dei cadetti che chiedono la benedizione della sciabola. La celebrazione poi è proseguita fino al termine quando Vito si è affidato alla intercessione della Beata Vergine Maria Mater Domini e ha recitato la  “Preghiera del Marinaio”, scritta nel lontano 1901, dal poeta Antonio Fogazzaro.

 

PREGHIERA DEL MARINAIO

A Te, o grande eterno Iddio,

Signore del cielo e dell'abisso,

cui obbediscono i venti e le onde,

noi uomini di mare e di guerra,

Ufficiali e Marinai d'Italia,

da questa sacra nave armata della Patria

leviamo i cuori!

 Salva ed esalta nella Tua fede,

 da' giusta gloria e potenza alla nostra Bandiera,

comanda che la tempesta e i flutti servano a Lei,

poni sul nemico il terrore di Lei,

fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro

più forti del ferro che cinge questa nave,

a Lei per sempre dona vittoria.

 Benedici, o Signore,

le nostre case lontane, le care genti;

benedici nella cadente notte il riposo del popolo,

benedici noi, che per esso,

vegliamo in armi sul mare.

BENEDICI!

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