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STORIA DI UN ANELLO

I. Insegna episcopale che rappresenta per eccellenza la sponsalità che lega il vescovo alla sua chiesa, l’anello preparato per l’ingresso di S. E. R. Mons. Sabino Iannuzzi ofm è stato commissionato dal Collegio dei Consultori alla rinomata bottega dei maestri orafi Laura Caliendo e Gabriele Di Mizio dell’Aquila e realizzato su progetto dell’ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, per essere il dono da parte del clero e dei fedeli di Castellaneta al nuovo vescovo. Lavorato in oro 18 carati con la tecnica della microscultura a cera persa e rifinito a mano, ispirato al modello delle gioie rinascimentali [fig.1], l’anello ospita nel castone una lastra di lapislazzulo, pietra adottata per citare con il blu oltremarino il colore del campo dello stemma prescelto dal vescovo [fig.2].

fig.1_ Raffaello, particolare del Ritratto di Giulio II

fig.2_Stemma episcopale di S.E.R. Mons. Sabino Iannuzzi ofm

II. pietra campeggiano le due lettere maiuscole T ed S che si intersecano. Si tratta di un rimando alle iniziali della Trinità, titolare del clero cittadino, il cui altare [fig.3] compone, con quello maggiore dedicato all’assunzione della Vergine, titolare della cattedrale, e quello di S. Nicola, eponimo della cura parrocchiale, il trittico dei principali altari di patronato della chiesa maggiore[1].

fig.3_ Altare privilegiato della SS.ma Trinità

III. L’antico sigillo capitolare, che rappresentava la Trinità nella raffigurazione ispirata dalla più vetusta pala dell’altare omonimo (oggi custodita in episcopio nel salone degli stemmi[2]) e che tanto rimanda alla ben più celebre composizione masaccesca di Santa Maria Novella a Firenze [fig.4] nel corso del tempo fu semplificato e ridotto alle sole iniziali della invocazione Sancta Trinitas, sormontate quasi sempre dalla corona di rango principesco.

fig.4_ Tela della Trinità (attualmente nel Palazzo vescovile)

IV. A volte le iniziali venivano anche sciolte nel motto: sine timore, quasi un’allusione alla fierezza del corpo capitolare nei confronti delle pretese di autorità laiche non meno che di quelle ecclesiastiche [fig.5].

fig.5_ Archivio storico capitolare, quinterno di introiti ed esiti, frontespizio

V. Qualche volta ancora più allusivamente venivano graficizzate in una T arborea - chiara evocazione dell’albero genesiaco e nel contempo allusione all’arbor alta che flette i suoi rami verso il basso, giusta il ritmo di Venanzio Fortunato[3] – e in una S squamata (iniziale di serpens) che rimanda al racconto del libro dei Numeri[4] [fig.6] e nel contempo rievoca la sinuosità dei crocifissi tipici del virtuosismo barocco [fig.7], che a quell’episodio veterotestamentario intendevano riferirsi per suscitare nella pietà dei fedeli un evidente parallelismo fra il vecchio Adamo, che trasse sconfitta da quell’albero, e il nuovo Adamo che da quel legno seppe regnare[5].

fig.6_ Archivio storico capitolare, quinterno di introiti ed esiti, frontespizio

fig.7_ Marcos Cabrera, SS. Cristo spirante, Confraternita del museo, Siviglia

VI. Le due iniziali – provvidenzialmente – hanno permesso di riferirsi alla figura del novello vescovo, anche in considerazione della sua appartenenza all’ordine serafico, esibendo così sull’anello vescovile la T - segno grafico comune con quello che nella lingua ebraica indica la consonante tau, simbolo carissimo alla tradizione francescana, le cui grazie sono state volutamente rimarcate - e la S che è l’iniziale del nome dello sposo di questa chiesa diocesana [fig.8], composta da sette centri demici, i quali sono rappresentati da altrettanti globuli semisferici di pietra di lapislazzulo, collocati ad ornare in circolo il castone, rappresentando le comunità cittadine dei fedeli che si raccolgono attorno all’insegnamento e alla guida del pastore, per comporre la chiesa locale di Castellaneta, impegnata ora con nuovo slancio a proseguire nel suo cammino e nella sua missione di portare Cristo agli uomini e gli uomini a Cristo.

fig.8_ Archivio storico capitolare, quinterno di introiti ed esiti, frontespizio

 




[1] D. L. GIACOVELLI, Spicilegium castaniense I, in «Il delfino e la mezzaluna. Periodico della Fondazione Terra d’Otranto» V-VI, 2018, 379– 411.

[2] La menziona già il vescovo Bartolomeo IV Sirigo (1545-1577) nella sua visita del 1572: Archivio Storico Diocesano di Castellaneta, Fondo Curia e Monasteri soppressi – Visite pastorali, vol. 1, alla c. 12r (attualmente 11r), laddove descrive con precisione l’immagine: cum immagine dicte Santissime Trinitatis, gloriose Virginis Marie et divi Nicolai.

[3] Ufficio del venerdì santo, alle lodi, inno Pange lingua gloriosi proelium certaminis.

[4] Nm 21, 4 – 8.

[5] Cfr. Prefazio della festa della esaltazione della Croce.

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