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Racconto dell’Arcangelo Gabriele dopo l’Annuncio a Maria

di Angelo Franco - tratto da “Giornale Cangrande
 
“… Avvenga di me quello che hai detto” – concluse – e l’Arcangelo, indugiando, dispose al volo le ali per far ritorno laddove dimora il Signore. Ancora uno sguardo incantato, ancora un ultimo sospiro, poi l’angelo partì da lei. Fulmineo percorse il limite dello spazio e del tempo, varcò l’ombra delle cose e nell’immenso s’immerse.
Al suo arrivo, miriadi di celesti lo accolsero trepidanti e curiosi; Gabriele portava ancora dipinta sul volto l’estasi dell’incontro.
“Racconta, Gabriele, dicci com’è? – chiesero curiosi gli abitanti del cielo, facendogli ressa intorno – parla, non esitare”.
L’Arcangelo, col volto fiammante, ancora confuso per tanta meraviglia, si scostò, ma gli altri, impazienti, non gli davano tregua. “È bella? Parla, Gabriele, non vedi quanta ansia ci prende?”.
Mentre parlavano, un bagliore improvviso si diffuse per il Paradiso: tutti, serafini e cherubini, angeli ed arcangeli, vennero laddove Iddio chiamava. Gabriele, al centro di una moltitudine in festa, adorava con gli altri il Signore. Questi gli porse il suo sguardo compiaciuto, l’Arcangelo comprese e, col volto reclinato, si dispose a parlare. Tutti ristettero, quasi tremanti, in attesa delle sue parole (….)

 

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