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Lettera del Vescovo Claudio ai catechisti

 
Carissimi catechisti e catechiste,
 
vengo a bussare idealmente alla porta delle vostre case. Mi permetterete di sostare un po’ con ciascuno di voi, desideroso come sono di mettermi in ascolto dei sentimenti e dei vissuti che stanno animando le vostre giornate e insieme di consegnarvi qualche riflessione che vado facendo mentre, nell’insolito quotidiano di queste settimane di pandemia, provo a pensare alle attenzioni da avere, alle scelte da compiere perché la vita delle nostre comunità non si arresti, ma continui con speranza e fiducia nelle forme possibili, in attesa di poter ripartire con rinnovato entusiasmo.
 
Anzitutto grazie! I racconti dei vostri sacerdoti o di alcuni di voi e qualche esperienza di incontro virtuale al quale state invitando anche me mi portano anzitutto a dirvi grazie. So bene che, nonostante l’iniziale e naturale smarrimento, la situazione generata dalla pandemia non vi ha fatto arrestare, né vi ha fatto prendere congedo dai vostri impegni. Al contrario, vi siete subito messi al lavoro, dando spazio alla creatività e a forme nuove di collaborazione per non restare lontani dai ragazzi della catechesi e dalle loro famiglie e continuare ad accompagnarli con un messaggio, con una videochiamata, con una riunione virtuale, insomma con tutto quello che la fantasia, unita ai potenti mezzi di comunicazione, ha reso fattibile. Per tutto questo sento di dirvi grazie dal profondo del mio cuore.
 
Senza dubbio, stiamo attraversando un passaggio particolare della vita personale, familiare, sociale, ecclesiale. Un passaggio non semplice sotto tanti punti di vista. E, tuttavia, come ogni momento di crisi, anche questo reca in sé una riserva di grazia e di verità che siamo chiamati ad accogliere. Questo è un tempo nel quale, attraverso l’esperienza della mancanza, stiamo comprendendo ancora meglio come la nostra fede cristiana si dia nell’incontro con un volto e una storia, quelli di Gesù di Nazaret, attraverso i quali Dio continua a venire verso di noi. Egli non si è accontentato di dirci qualcosa di sé, ha fatto molto di più: ha svelato il suo volto, è venuto a trovarci, ha preso su di sé ciò che era nostro e poi ci ha donato tutto ciò che era suo. Questa è la ragione per la quale la nostra vita cristiana non può fare a meno dell’incontro, della convocazione, dell’incrocio del volto col volto, dell’intreccio di storie e di vissuti che tessono la trama delle nostre comunità ecclesiali.
 
Stiamo comprendendo meglio tutto questo mentre ne sentiamo fortemente la mancanza in queste settimane nelle quali non possiamo radunarci per l’Eucarestia, non possiamo ritrovarci fisicamente per condividere il Vangelo e non possiamo abitare gli spazi e i tempi delle nostre parrocchie. Avvertire tutto il peso di tale mancanza, però, non può bloccarci o lasciarci semplicemente nostalgici dei bei tempi che furono e che si spera ritornino. Per questo vi esorto a continuare nella creatività delle iniziative che state mettendo in campo e che stanno permettendo di custodire e alimentare la vita delle nostre comunità. Mai come in questo tempo dobbiamo essere capaci di costruire ponti, di curare relazioni, di non lasciare nessuno solo. Scrivendovi qualche anno fa una lettera dopo una delle nostre settimane catechistiche, vi dicevo che la bellezza della nostra vita sta nel “noi”, non nell’io. Non dimenticatelo mai. Fate di tutto perché i ragazzi non si sentano soli, quasi abbandonati. Fate già tanto, lo so bene. Permettetemi, tuttavia, di invitarvi a fare ancora meglio e ancora di più, per quello che è possibile.
Viviamo questi giorni non come una parentesi che si è aperta e che tutti speriamo possa chiudersi quanto prima è possibile, ma come un’occasione per crescere, per individuare meglio ciò che è essenziale, per comprendere di più quelle dimensioni della vita che non possono assolutamente mancare. Per tutto questo vi dico grazie!
 
Il tempo pasquale che stiamo vivendo è particolarmente ricco di grazia perché nelle sue domeniche solitamente le nostre comunità parrocchiali vivono gli appuntamenti sacramentali. Nelle nostre agende per queste domeniche avevamo messo in programma la celebrazione delle Prime comunioni, delle Cresime e poi anche per tanti ragazzi della prima esperienza del sacramento del perdono. Le restrizioni imposte per arginare la diffusione del virus ci hanno portato a rivedere il calendario e ad ipotizzare altri momenti per vivere con serenità e dignità questi appuntamenti importanti nella vita dei nostri ragazzi e delle loro famiglie. Torneremo senza dubbio a fare festa attorno all’altare del Signore e ad accogliere i suoi doni. E, tuttavia, l’attesa di quei giorni non può essere vissuta a braccia conserte. Ancora una volta vi sono grato per tutto il bene che fate mentre, nei percorsi di iniziazione cristiana, fate scoprire ai ragazzi la bellezza delle tappe sacramentali e li aiutate a prepararsi nel modo migliore possibile.
Permettetemi però, in questo momento, di condividere con voi qualche riflessione che nasce, ancora una volta, da quello che stiamo vivendo. Una delle dimensioni che la pandemia ci sta aiutando a riscoprire della nostra vita cristiana è la sua dimensione domestica. Quante volte ci siamo preoccupati e ci siamo interrogati sul fatto che i genitori dei nostri ragazzi sembravano assenti dai cammini di crescita nella fede dei loro figli. E paradossalmente ora siamo noi ad entrare, attraverso il mondo virtuale, nelle loro case e a chiedere agli stessi genitori di darci una mano perché i loro figli possano incontrarsi con i loro compagni, possano ascoltare una parola del Vangelo, possano svolgere un’attività. Non vi pare che tutto questo sia una grazia quasi inattesa?
 
E allora, perché non pensare di dare seguito alla preparazione delle tappe sacramentali, sottolineando quelle dimensioni tipicamente domestiche della fede cristiana, a cui gli stessi sacramenti in qualche modo abilitano e che si concretizzano nei gesti elementari che accompagnano la vita di ogni giorno? Penso all’esercizio del servizio reciproco o alla condivisione della mensa e della vita, penso ai gesti di pace come a quelli di ascolto vicendevole, penso all’attenzione da dare verso chi è più debole: non sono possibili cantieri di preparazione a ricevere il grande dono dell’Eucarestia?
E poi penso al complicato dialogo tra i genitori e i ragazzi adolescenti, penso ai loro sogni, ai loro progetti talvolta poco condivisi, penso alle scelte per il loro futuro, al tema della vocazione: non possono essere queste attenzioni domestiche da alimentare quale tappe importanti in preparazione alla Confermazione? Per non dimenticare, poi, tutto quello che tra le mura domestiche può essere vissuto e sperimentato quale iniziazione al sacramento del perdono. Quante volte ci siamo detti che i sacramenti non sono dei punti di arrivo, delle conquiste, ma piuttosto delle tappe che, nel cammino dell’iniziazione cristiana, scandiscono il percorso e progressivamente introducono nell’esperienza della vita vissuta da credenti. Questo tempo, in modo straordinario, ci rimanda questo apprendimento: i sacramenti sono per la vita cristiana e la arricchiscono illuminandola di grazia e di verità.
Non vi mancano di sicuro le idee e la fantasia per accompagnare i ragazzi e le loro famiglie nel desiderare i sacramenti, attendendone la celebrazione in atteggiamento operoso, in un esercizio che prepara alla condivisione della mensa eucaristica, all’accoglienza dello Spirito e del dono del perdono. E tutto questo può avere davvero il gusto della ricerca dell’essenziale, di ciò che è davvero importante, del vero motivo per far festa.
 
E quando l’emergenza sarà rientrata da dove ripartiremo?
Questa è un’altra di quelle domande che nelle riflessioni di queste settimane si susseguono. Man mano che la situazione si farà più chiara torneremo a programmare i nostri appuntamenti, le nostre celebrazioni, la nostra vita ecclesiale. Ma vogliamo davvero ripartire solo dal rimettere mano all’agenda? O desideriamo piuttosto che la ripartenza attraversi prima di tutto la vita di ciascuno di noi, delle nostre comunità, della nostra chiesa locale, prima ancora che ripopolare di appuntamenti i nostri calendari? Dovremo ripartire non sciupando o dimenticando facilmente tutto quello che stiamo vivendo. Dovremo ricominciare sapendo che “nulla sarà più come prima” anzitutto a partire dal nostro cuore, dai nostri atteggiamenti, dalle nostre scelte, dal modo con cui desideriamo vivere la vita cristiana nelle nostre comunità, dallo slancio con cui vogliamo continuare ad annunciare il Vangelo di Gesù facendolo conoscere ai nostri ragazzi non come una teoria, ma come una persona da incontrare e da accogliere nei nostri giorni. Dovremo ripartire avendo il coraggio di difendere a denti stretti l’essenziale ed avendo pure la forza di allentare la presa su ciò che è secondario, non importante, marginale.
 
Questo, però, sarà possibile se in questo tempo non ci mancherà, accanto all’esperienza domenicale dell’incontro col Signore risorto, la frequentazione costante della Parola di Dio da ascoltare e accogliere nel cuore, qualche dialogo con i sacerdoti, qualche appuntamento con i compagni di cammino… insomma, tutto quello che può far bene ad assumere uno sguardo sapienziale su quanto stiamo vivendo, perché le ricchezze che stiamo via via riscoprendo possano arricchire la nostra vita cristiana ed ecclesiale. Nel momento straordinario di preghiera del 27 marzo scorso, in quella piazza San Pietro deserta e tuttavia mai così popolata dei vissuti dell’intera umanità, Papa Francesco, rivolgendosi al Signore, si è così espresso: «Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri».
 
I tempi e i modi per la ripartenza li riorganizzeremo insieme. E tuttavia, andando ormai incontro alla stagione estiva, che quest’anno probabilmente avrà toni un po’ diversi rispetto a quelli a cui siamo solitamente abituati, sarà opportuno nelle forme possibili dare vita a qualche appuntamento con i nostri ragazzi per continuare un qualche dialogo con loro (chissà se ancora solo a distanza) e per prepararci a ricominciare insieme con l’inizio del nuovo anno pastorale.
Desidero segnalarvi che l’Ufficio Catechistico Nazionale sta accompagnando il cammino della Chiesa italiana e delle singole diocesi offrendo una sussidiazione utile a tutti. Vi indico dove poter trovare questo materiale:
 
 
Non dimenticate altresì che l’Ufficio Diocesano per la catechesi resta a disposizione delle parrocchie per ogni forma possibile di sostegno e di promozione delle attività di evangelizzazione e di formazione. E da parte mia non posso che confermare la disponibilità per qualche appuntamento con i ragazzi e le loro famiglie o con voi stessi catechisti.
 
All’inizio di questo mese di maggio affidiamoci alle cure materne di Maria con le nostre incertezze e le nostre fragilità, ma anche con rinnovata fiducia e desiderio di servire e chiediamo, per la sua potente intercessione, di vivere questo tempo lasciandoci inondare dalla gioia pasquale del Risorto che, oggi come allora, toglie dal cuore le tristezze e le paure per farci dono della sua presenza che illumina e dà vigore ai nostri passi.
Vi benedico di cuore 
+ Claudio, vostro vescovo
Castellaneta, 3 maggio 2020
IV Domenica di Pasqua
 
 
 

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