Importante tappa al Santuario per la vocazione di don Gino Galante

Durante le celebrazioni che hanno ricordato il primo anniversario della partenza per il Cielo di don Gino Galante (5 Marzo c.a.) abbiamo richiamato la pubblicazione del quaderno biografico “Don Gino sorriso di Dio, una vita spesa per l’unità” curato alla Comunità del Movimento dei Focolari di Matera.

Ci piace riprendere da quelle note un passaggio significativo e fondamentale per la chiamata al sacerdozio ricevuta da don Gino durante il tradizionale pellegrinaggio, da lui compiuto a piedi, insieme a tanti devoti ginosini, al Santuario Maria SS.ma Mater Domini di Laterza. Quel pellegrinaggio si ripete puntualmente ogni anno il 13 Maggio con immutata devozione, segno di gratitudine al Signore e alla sua Madre per le amorevoli cure dispensate ad ognuno nel cammino della vita, così come è stato per don Gino.

«Da piccolo Gino frequenta la sua parrocchia e fa il chierichetto, come gli altri fratelli; ha una decina d’anni quando, vedendo dei giovani seminaristi del suo paese vestiti con l’abito talare, sogna di diventare come loro. Dopo le scuole elementari comincia a lavorare in cantiere con il papà, ma il desiderio di diventare sacerdote non lo abbandona: ne parla con la mamma, che pensa sia una fantasia da bambino e lo scoraggia.

Ma qualche tempo dopo, durante un pellegrinaggio a piedi al Santuario della Mater Domini di Laterza, avviene qualcosa di speciale: lui stesso racconta che lungo la strada viene preso da una strana ansia, da un’inspiegabile fretta di arrivare, come se qualcuno lo aspettasse. Giunto nella cripta, rimane a lungo immerso in profonda meditazione, attirato dall’immagine della Madonna; sulla strada del ritorno dice al suo parroco che ha deciso di farsi prete».

Riprendiamo inoltre una preghiera composta da don Gino, dedicata alla figura del Sacerdote, che sull’esempio di Maria percorre con “piedi scalzi sentieri impervi e inesplorati, ma con occhi puntati su Colui che ... chiama”.

Come Maria

da Elisabetta

il sacerdote esce e va

ad amare, a servire,

a portare Gesù al mondo

perché “tutti siano uno”.

Piedi scalzi su sentieri

impervi e inesplorati,

ma con occhi puntati

su Colui che ti chiama.